10 giugno 2010

I Dilhorne, origine di una dinastia by Paula Marshall

Sottotitolo: un libro da gran maleducati! I protagonisti non fanno che "non discolparsi"!

Ieri ho letto un libro.
Ok, not a news, leggo un libro al giorno se sono di luna e ieri lo ero.
Ho letto La saga dei Dilhorne: origine di una dinastia di Paula Marshall, incuriosita dalla trama che avevano apposto sulla copertina e dall'esotica ambientazione australiana che, a parte il kolossal con Nichole Kidman e Hugh Jackman, non può vantare molte location usate nei romance.
Sì, so che state pensando: perchè al posto di bighellonare non scrivi qualche post sull'argomento del blog?
Non sarebbe una cattiva idea, ma se scrivo quando non sono ispirata scrivo schifezze noiosissime e per non tediare né me né voi ho deciso che il mio post sui cappelli georgiani aspetterà ancora qualche giorno, molto probabilmente il weekend, prima di vedere la luce.

Se Origine di una dinastia fosse una fanfic, l'avrei mandata dritta dritta a Fastidious Notes on Morbid Fanfictions perchè la smontassero pezzetto dopo pezzetto.
Sfortunatamente per la mia crudeltà congenita, non lo è e io non posso segnalarglielo, ma vi assicuro che questo romanzo sembra davvero scritto da una qualche ragazzina che di solito bazzica il fandom di terza categoria di Harry Potter o dei Tokio Hotel.
Lo spessore sia della storia che dei personaggi, capirete quindi, è piuttosto scarso.
Io dovrei tacere, visto che anche io scrivo fanfic di Harry Potter (no, sui Tokio Hotel non ancora), ma vi assicuro che qui siamo a livelli discutibili.

Iniziamo con una bella

Struttura della storia e personaggi
Il libro che ho comprato si compone di due volumi dell'originaria saga dei Dilhorne, rispettivamente Terre Lontane, vol.1, e L'australiano, vol.3.

Se cercate una lettura leggera, dopo aver finito questo romanzo penserete sicuramente che è stato troppo leggero anche per le vostre aspettative e probabilmente vi getterete su qualcosa che poi rimpiangerete, come me, che, disperata, ho arraffato una copia mattonazzo delle dinastie d'Europa e mi sono letta quale fossero i capricci più strani di Margheria dell Fiandre, uscendone drogata come se avesse appena terminato un Martini Dry seguito da un Jack Daniels con melanzane all parmigiana, un mix letale quanto l'LSD.

Ma torniamo a noi.
Come in una fanfic da principianti, si mette un sacco di carne al fuoco: maltrattamenti, deportazione di criminali, colonie penali, storia, riforme politiche, amore, difficoltà, integrazione, tradizione, povertà, miseria, ricchezza e chi più ne ha più ne metta.

Oltre a questi abbiamo le storie dei due protagonisti, che dovrebbero essere il fulcro della vicenda, ma che, a conti fatti, sono un bel po' debolucce per reggere una trama da romanzo, specie quella di lei.
Iniziamo proprio da lei, Hester Waring, la sua storia viene raccontata tramite flashback in meno di una pagina, una descrizione rapidissima della sua situazione difficile a causa di un padre che ha sperperato tutti i soldi nel gioco e nell'alcool; rimasta orfana già grande si è trovata senza sostentamento, piena di pregiudizi istillati dalla cattiveria dei genitori (nobili decaduti a causa dei debiti) e con il disperato bisogno di mettere qualcosa nello stomaco.
La rapidità con cui viene trattata e dimenticata trale storia mi ha portato a pensare che forse aveva un'importanza laterale e che il vero fulcro fosse la vicenda umana di Tom Dilhorne.
Il LUI in questione ha una classica discendenza da relazione trasgressiva tra servetta+figlio del padrone; l'infelice ragazza-madre di Tom fugge e per due volte si trova in famiglie che la maltrattano, poi uno dei suoi padroni cerca di violentarla (per l'ennesima volta) e Tom lo accoppa (anche il primo ci aveva provato, ma non c'era riuscito).
Anche se è un omicida, tutti devono parteggiare per lui, il Sommo Protagonista, perchè il libro è di quelli "vecchio stampo" dove i protagonisti hanno sempre ragione e i cattivi sono sempre brutti e col cappello nero.
Scherzi a parte, è un libro che dà poco spessore ai personaggi primari, figuriamoci i secondari!
Sì, Tom è un assassino, ma ha delle attenuanti! Ha ammazzato un bruto che cercava di violentare la madre mentre loro stavano leggendo ispirate vicende bibliche [questo mi puzza un po' troppo di moralista, un po' eccessivo, Paula]. Non solo, dopo essere scampato per un pelo alla forca a causa della deportazione nella colonia penale di Sydney, Tom si riscatta, fa la bestia da soma ai lavori forzati, poi, scontata la pena, si redime e mette in piedi un impero economico memore di quanto appreso durante la vita.
Anche la storia di lui ci viene raccontata, tutta d'un fiato, proprio dal nostro Tom in un'impeto d'affetto mentre abbraccia la sua Hester, al che mi sono chiesta, arrivata a questo punto, quale fosse il centro della vicenda.

Nel più puro stile fanfiction la vicenda che aveva fatto da centro al primo romanzo si esaurisce in una paginetta scarsa dove viene a grandi linee sintetizzato tutto il passato di Tom e di una decina di personaggi come se niente fosse, tanto per togliersi il dente che sennò sarebbe rimasto lì senza capo né coda e ci si sarebbe trovati alla fine senza sapere perchè il nostro Dilhorne fosse in Australia.
Ma quindi, mi sono detta, cosa dovrebbe reggere l'intera struttura narrativa del libro? Se non sono le vicende umane dei protagonisti, cos'altro?
Nulla, perchè il primo libro è tutta una montatura molto generica e molto all'acqua di rose, dove niente arriva in profondità e tutto rimane a livello di accenno.

Ho comunque stoicamente proseguito.
Nella vicenda incontriamo dei cattivi, che però sembrano quasi finti.
I cattivi infatti sono come quelli delle favole: non persone tormentate che hanno smarrito la retta via, ma cattivi nell'animo, attaccabrighe imbroglioni per nascita, pieni di rancore e invidia che non hanno tregua fino alla morte.
Ho parteggiato per il Fantasma dell'Opera senza mezzi termini, Ettore barbamente ucciso nell'Iliade è il mio eroe classico.
I cattivi mi piacciono perchè di solito sono orgogliosi e dignitosi, non smielati e da "latte alle ginocchia" come i buoni che non fanno che tubare, esclamare con trasporto frasi di rara retorica alla maniera leopardiana. Già, ci sono cattivi che valgono almeno tre protagonisti.
Ma non sono i cattivi di questo romance.

Vero è che creare un cattivo coi controfiocchi è un'impresa difficile che richiede concentrazione e fantasia, le Crudelia de Mon non nascono sotto i funghi e nemmeno le streghe di Biancaneve, ma a questi livelli, in questo libro, c'è solo da chiedersi se abbia più spessore il nostro cattivo di turno, aka Jack cameron, oppure una sottiletta.
Jack cameron è l'unico cattivo della vicenda.
Cattivo vero, s'intende, perchè gli altri sono ancora più ridicoli nei panni che hanno fatto loro vestire.
Troviamo infatti un irritabile O'Connell, capo della guarnigione di stanza e di Cameron, insofferente al permissivismo della colonia, ma che alla fine "mucca" e si fa andar bene tutto.
Incontriamo l'insopportabile e invidiosa signora Hackett, la domestica impicciona, che dopo aver minato a sangue il rapporto tra i protagonisti viene punita con il trasferimento del suo giaciglio dalla casa padronale a quella dei servi.
Che punizione per una che ti ha quasi fatto fallire il matrimonio! Ma mandarla via a calci nel..... senza referenze no? Solo perchè una bugiarda t'implora tu che fai? La lasci andare? Fossi in te d'ora in avanti mi guarderei le spalle, carino... [ogni tanto parlo coi protagonisti ^_^].
Poi ci sarebbe una potenziale cattiva, Mary Mahoney, l'amante di Tom.
Liquidata in due righe visto che si trova insoddisfatta del suo ruolo di amante dell'uomo più ricco di Sydney, troppo assorbita dalla loro routine come se fossero sposati (però lei vuole il matrimonio!) e lo lascia perchè qualcuno le ha fatto una proposta di matrimonio: ceeeerto, perchè il primo che passa va a fare una dichiarazione all'amante dell'uomo più pericoloso e influente della città, nevvero?
Comunque la poveretta non fa neanche tempo ad entrare nella storia e non crea scompiglio dopo, il che è una vera rarità.

Cattivi a parte, non è che coi protagonisti si facciano progressi.
Sono i classici protagonisti da romance, lui bello e atletico, fatto da sè, virile e con il passato pieno di segreti, lei docile, mite e tranquilla con l'aria da moglie modello.
Fin qui, niente da dire se non fosse che probabilmente l'autrice ad un certo punto deve aver pensato che certi personaggi non sarebbero piaciuti al pubblico così come li aveva creati lei (stile romance anni '70) e ha trasformato lui in una mammoletta innamorata senza spina dorsale e lei in un'eroina moderna, di quelle volitive e coraggiose [lei spara! Potevo tollerarlo nei libri della Woodiwiss perchè c'era il suo perchè, ma qui... che un topino grigio si metta a fare la nuova Calamity Jane australiana mi sembra impossibile].

Comunque è stato terribile.

Personaggi senza capo né coda che improvvisamente perdevano le loro caratteristiche per uniformarsi alla visuale moderna di romance.
E la cosa più odiosa è avvenuta a metà libro (libro 1) quando la nostra Hester si è traformata in una fulgida gemma, mentre prima era nascosta in un travestimento da ragazza qualsiasi che me l'aveva quasi resa simpatica.
Perchè le eroine da romance sono tutte bellissime, affascinantissime, intelligentissime ecc ecc? Tutte -issime, insomma. Cos'è, una regola della "compilazione di un romance"?
Mi dà fastidio, per questo apprezzo autrice come la Kleypas, dove almeno c'è un po' di varità di caratteri e aspetti, non abbiamo sempre la solita bambolina bionda+occhi azzurri o la bellezza mora+occhi viola [ho visto più occhi viola nei romance che verdi nella mia vita ¬_¬]

Senza contare che io devo anche ancora comprendere perchè due personaggi come Tom e Hester si siano innamorati, non capisco cosa hanno in comune.
Si sono semplicemente innamorati per sommo volere dell'autrice
che, essendo anche onnipotente, ha deciso così.
Un'espediente discutibile.
Ma capirete che nella lunghezza dei romance da supermercato forse non ci si poteva dilungare troppo, come invece accadeva nei romanzi della Woodiwiss e delle sue consorelle.

Poi abbiamo i protagonisti del secondo libro: Eleanor, un personaggio di cui non mi è rimasto nulla, assolutamente insignificante dal punto di vista narrativo, e Alan, il figlio di Tom ed Hester.
Se Eleanor è insignificante come personaggio (narrativo, non caratteriale, perchè caratterialmente è -issima come tutte le altre), in Alan possiamo ritrovare uno degli stereotipi più diffusi del romance, specie quello all'antica: l'uomo-tuttofare.

====Musichetta da Superquark====
L'uomo-tuttofare è una figura narrativa tipica del romance che rappresenta la controparte dell'eroina.
Oltre ad un aspetto fisico invidiabile che spazia da caratteri mediterranei (in Danimarca) a capelli biondi e occhi azzurri (in Kenya), egli è un Adone senza precedenti, è talmente fygo che quando passa per strada le ragazze hanno un orgasmo al solo vederlo.
Il nostro uomo-tuttofare-fygo possiede inoltre la più vasta collezioni di doti fisico-psicologiche che la storia e Madre Natura conosca: oltre ad esperto in arte amatoria (quando mai!), avendo collezionato relazioni con un imprecisato numero a tripla cifra di donzelle, il fygo di turno possiede insospettabili talenti di: falegname, poeta, idraulico, scommettitore, baro, economista, politico, clown, commerciante, ballerino, storico, esperto di lanifici in rovina; è ricco ma umile, giusto e caritatevole, naturalmente coltissimo anche se magari non ha neanche la terza media.
Al primo problema tirerà fuori la conoscenza con George Washington, di cui è stato compagno di banco, o della Principessa d'Inghilterra, con cui ha avuto una intensa relazione ormai finita, ma con cui è rimasto amico e confidente.
Il fygo sa costruire mulini (ha i progetti tutti in testa, comprese le viti), navi mercantili, cucinare il pane e citare Plinio il Giovane.
È implicito nella sua natura di saper cavalcare indomabili destrieri dal pelo scuro mai montati prima di allora, avere pettorali scolpiti nella roccia e braccia come alberi da frutto. Se anche è ricco si mescola sempre ai suoi subordinati per i lavori più ingrati e vanno a bere insieme alla prima osteria gallese sulla strada.
Il suo modo di risolvere gli scioperi è facendo a botte con i suoi nel locale pub, offrendo poi da bere una volta stravinto per la sua stessa natura di essere fygo.
Il fygo non si ferisce mai e gli occhi neri non fanno parte del suo esteso vocabolario latino.


Insomma, roba da rodersi il fegato: non bastava l'eroina insopportabilmente fascinosa, ma anche il belloccio che ci tornerebbe utile per sistemare la lavastoviglie rotta in cucina mentre noi siamo qui a scrivere e baloccarci nella lettura.
Dato di fatto è che mi sposerei Alan Dilhorne seduta stante.
Presentatemi uno così e smetterò di fare la difficile.

Alan è tutto. E non è solo tutto fisicamente/psicologicamente, ma è anche erede di un casato nobiliare e di una fortuna in Inghilterra.
Già perchè il padre di Tom è anche il nonno (presunto) della nostra Eleanor, solo che questo tipo, che si chiama Lord Hart, l'aveva sposata davvero la servetta madre di Tom!
È proprio una fanfic dove tutto è semplice e facile... figuriamoci se nel periodo georgiano l'erede di un casato nobiliare andava ad ammogliarsi con la cameriera! Non solo gliel'avrebbero impedito, ma anche lui sarebbe stato contrario per principio! E chi ha letto Pamela di Richardson purtroppo lo sa bene.
E che ne è nei documenti delle nozze? Continuando coerentemente sulla strada "facile", questi sono andati distrutti. Eh beh, certo! Perchè le persone che testimoniavano, i registri e quant'altro si distruggono così, vero? Basta l'ira del nonnino per mettere tutto sottoterra.

Chiarita la faccenda titolo/eredità/chi-è-figlio-di-chi e versate le dovute lacrime di Hart sull'aver perso la sua amatissima servetta, rimane ancora il fatto che Tom e il padre di Eleanor dovrebbero essere fratelli.
Vero!
E quindi Eleanor e Alan non possono sposarsi. Falso!
Già, ma l'avrebbe capito anche uno stupido perchè:
  • Che romance è se i protagonisti alla fine non vivono felici e contenti?
  • Cosa bisogna pensare di un risvolto di copertina che termina con un "...che forse sono fratelli e forse no"? Naturalmente che NO, non lo sono.
Già, Eleanor è un peccato di gioventù della madre con un tipo prestante e di bell'aspetto che però è conte e ama moltissimo madre e figlia [come tutti i padri di illegittimi, certo, andatelo a dire a qualcuno di quei poveretti, chiamate Jack Devlin].
È una bastarda che non sa di esserlo e il cui padre è uno dei pari d'Inghilterra più influenti del Paese. Naturalmente positivamente impressionato da Alan e che ha quindi dato il suo benestare alle nozze.
Nozze che prontamente si celebrano in gran pompa.

Eleanor sente puzza di bruciato, ma... da brava protagonista coerente con la storia non indaga, tanto che le importa? Non scoprirà mai che è una bastarda e che se non lo fosse sarebbe cugina del suo amato.


Ok, abbiamo finito la fase personaggi.
Adesso immaginate il tutto infarcito di cliché talmente triti e ritriti che sembrano passati nel moulinex!
Tutto è talmeno forzato e noioso, sebben insipido descriva decisamente meglio lacosa, che fa venire davvero il latte alle ginocchia.
Se in questo momento mi svitassero una rotula potrebbero mungermi come una mucca.

La peggior pecca del romanzo è senz'altro un eccesso di faciloneria da parte dell'autrice nel risolvere questioni che, dovutamente amplicate, sarebbero state davvero inconsuete e interessanti.
Purtroppo non lo sono state.

Ovviamente, visto tutto ciò, ho deciso di saltare a piè pari su tutte le incongruenze storiche che si trovano lungo la strada, le incoerenze e quant'altro.
L'unica cosa coerente è il pensiero e il ferreo credo dell'autrice nel seguire la linea di svolgimento più semplice, ammazzando suspance e interesse, così come originalità, introspezione e approfondimento psicologico.
Gli anacronismi si sprecano dall'inizio alla fine: Hester Waring inizia il suo colloquio come istitutrice dicendosi contraria alle punizioni corporali. Per carità, lo sono anche io, ma vorrei precisare che circa vent'anni dopo Jane Eyre, all'epoca studentessa in un collegio, veniva umiliata, derisa, picchiata e fisicamente percossa per aver osato levarsi la cuffia della sua divisa!

Inoltre Tom Dilhorne, anche se è un uomo di bassa estrazione e bassa cultura sic irconda d oggetti di pregio orientali come vasi cinesi e paravento giapponesi, storicamente diffusissimi in Australia...

Bah, ci sono stati momenti in cui io davvero non sapevo che pensare.

Il mio giudizio finale sull'opera è un 5
Premio l'ambientazione, di cui però ci viene detto pochissimissimo, e qualche trovata interessante, più il mio Alan; ma per quanto riguarda il resto purtroppo finiamo sotto la sufficienza.

L'aggettivo con cui descriverei il tutto è: INSIPIDO

Per chi volesse saperne di più, vi lascio la pagina dedicata su Anobii - Dilhorne Origine di una Dinastia


Baci



Mauser

4 commenti:

  1. Ciao Mauser, devo dirti che mi sono persa un po' per strada perchè non conosco queste letture, ma lascia che ti dica che hai una pazienza di proporzioni epiche per riuscire a tollerare cotanta roba!

    A parte gli scherzi, non mi sono mai avventurata in questo genere di romanzi, almeno non lo farò finchè avrò degli "originali" da leggere. Non so perchè, ma quando ho bisogno di robetta "a basso impiego di cervello" mi indirizzo sempre sul genere Bridget Jones e I love shopping, che mi sembrano - giusto un minimo - più credibili. Ma dì un po', tu ne sei appassionata? No perchè se tu mi dici che non sembrano tutti fatti con lo stampo, quasi quasi faccio un salto all'Ipercoop e me ne prendo un paio.

    Ah, aspetto con ansia il post sui cappelli!

    Claudia

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  2. Cara Claudia,
    ci ho messo un po' ad elaborare questa risposta perchè in effetti si tratta di un argomento articolato e volevo fare le cose perbene.

    In effetti sì, leggo qualche romance ogni tanto, non sono una fissata accanita, ma il genere mi piace perchè è leggero senza finire nel noioso e mi garantisce un lieto fine che, altrimenti, non avrei la certezza di vedere al termine. Può sembrarti un problema secondario, ma per una divoratrice di libri come me, che sulle pagine si commuove e piange delle disgrazie dei protagonisti come la sottoscritta, non è cosa da poco: se un libro finisce male io vado in depressione, se poi c'è un finale aperto lo scaravento dalla finestra! Insomma, sono da ricovero...

    Tornando al genere, certo molti libri romance non sono questo granchè, specialmente quelli che si trovano in edicola, questo perchè sono piccoli e hanno un limite di pagine e per far rientrare la storia spesso tagliano crescia e introspezione dei personaggi che, invece, sarebbe interessante e piacevole leggere. Alcuni sono proprio "robetta" perchè le autrici vengono pagate per scrivere proprio cose leggere e poco importa se non hanno senso...

    Ma i romance non sono tutti così. Ci sono libri di classe superiore su cui, a mio avviso, si deve giudicare il genere "romance" ed esprimere il proprio parere al riguardo.
    Questi libri sono principalmente pubblicati dalla Mondadori (Oscar Bestseller Emozioni)e dalla Euroclub e mi riferisco ad autrici come la Kleypas e la Woodiwiss.
    Questi romanzi sono migliori perchè nascono proprio per essere romanzi "romance" e non "romance da supermercato a pochi spiccioli", hanno trame più complesse e ricerche storiche più approfondite e questo è sempre apprezzabile.
    Se vuoi avvicinarti al genere ti consiglio davvero queste due autrici, della Kleypas direi di leggere "sognando te" che è il migliore fin'ora tradotto (gli altri sono quasi tutti contemporanei), mentre della Woodiwiss il mio preferito è "Shanna". Entrambe le autrici si trovano facilmente in libreria o nei supermercati forniti.

    Prima di concludere vorrei sfatare due pregiudizi: il primo è che i romance siano solo una serie interminabile di scene di sesso senza senso, il secondo è che siano fatti con lo stampo.
    Partendo dall'inizio, posso affermare che in alcuni romance, la maggior parte, ci siano scene di sesso, ma niente di così scandaloso! Quel genere di rapporto viene visto come la comunione dell'amore dei protagonisti, che sta al centro della vicenda ed è la parte fondamentale.
    Con lo stampino? Beh, quelli di bassa formazione, tipo da edicola, lo sembrano fin troppo spesso, ma quelli più evoluti no, la storia varia, cambiano caratteri e ambientazioni e situazioni e misteri.
    Certo ci sono degli stereotipi del genere e l'amore è comunque la parte centrale, ma credo che sia l'argomento più antico del mondo e ne hanno scritto sopra dall'antica Grecia ad oggi... non credo che si possa dire che i Promessi Sposi siano uguali a Romeo e Giulietta solo perchè c'è una storia d'amore nel mezzo.
    Naturalmente credo sia doveroso tenere sempre conto che si tratta di romanzi, ma anche quelli più belli sono leggeri, niente mattonazzi, questo è assicurato.

    Se a questo punto vorrai avvicinarti al genere, io sono sempre a disposizione per qualsiasi cosa e soprattutto per sapere DOPO cosa ne pensi, ammetto di essere la prima a vedere i difetti dei romance e di continuare a leggerne, quindi...

    Spero di esserti stata utile, a te e a tutte coloro che vorrebbero entrare in contatto con qesto mondo.

    Ciao cara, a presto

    Mauser

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  3. Molto utile, mi sono già fatta un appunto sulle due autrici che mi hai segnalato, che tra l'altro avevo anche già visto nel centro commerciale dove di solito mi reco per prendere libri con un po' di sconto (cosa non si fa, pe' campa'!).

    Sono sincera, il mio giudizio un po' affrettato è dato principalmente dall'ignoranza, in più mi sono sempre fatta influenzare dal giudizio di altri, soprattutto mia mamma, una librovora impareggiabile che mi ha sempre detto di aver tentato più volte il genere e di essersi fatta letteralmente due p***e così. Per dirtela tutta, credo che non aiuti il fatto che molto spesso per il romance venga scelto un package tristissimo, o a volte addirittura un po' squallido, insomma a volte sembra proprio che vogliano farrceli sembrare dei libri di serie B. Come ho detto sopra ho una certa esperienza del genere "leggero", ma solo relativamente alla categoria chick lit, dalla cui lettura posso dire che c'è un certo appiattimento come schema generale e quindi sì, mi sento di dire che sembrano abbastanza fatti con lo stampo. O perlomeno, si ha l'impressione che ci sia una specie di format di base su cui ogni volta si fanno solo modeste variazioni creative. Certo che no, comunque, l'argomento amoroso non fa uguali tutte le storie, ma certe prassi narrative sì.

    Cercherò di mettere in programma un paio di queste letture in modo da poter fare un confronto con cognizione di causa :-)

    Grazie,
    Claudia

    RispondiElimina
  4. Devo ammettere che come lettrice del genere l scele estetiche di questi romance sono veramente deprimenti!
    Mentre per il genere leggero tipo I love shopping e simili vengono scelte cover accattivanti e colorate, ci sono romanzi che si ha addirittura vergogna a comprarli, non solo perchè molte persone guardano più strano una che compra un romance in edicola piuttosto che un uomo che si inoltra nella sezione Adult Only, ma anche perchè certi grafici molto in voga presso le nostre case editrici dovrebbero seriamente darsi ad un'altra professione, di sicuro non reggiamo il confronto con gli originali inglesi o americani.
    A discolpa del genere posso dire che le copertine della Euroclub/Mondolibri, soggetto amoroso a parte, sono sempre state lodevoli, con acquerelli davvero degni di nota.
    Cmq sono tutti problmi che si eliminano con l'acquisto libreria/supermercato perchè per un target più vasto fanno attenzione e ho notato con solliev che le nuove edizione dei libri della Woodiwiss possono vantare una copertina degna di avere quel nome! Quando l'ho visti non riuscivo a crederci...

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