12 giugno 2011

Lo scialle

Cari lettori,
torniamo ai nostri approfondimenti, la situazione da me sta migliorando, sì, ma a ritmo di lumaca e la pressione di tutto questo stress si fa sentire.

Boreas
by John William Waterhouse
Così per sfogarmi ho messo Beethoven e ho inveito.
La musica classica non è solo la musichetta da camera sdolcinata o melensa, noiosa all'inverosimile come si crede, vi assicuro che l'Eroica non ha niente da invidiare ai Green Day e a me i Green Day piacciono molto.
Così, con Beethoven di sottofondo mi accosto a parlare di un capo d'abbigliamento davvero delicato e raffinato, qualcosa di molto meno maestoso: oggi parliamo di scialli da signora.
Riscopriamo la rubrica del Costume vittoriano e vediamo di cosa si tratta esattamente.

La prima cosa che dirò sull'argomento è: non immaginate la nonnina di Cappuccetto Rosso, andremo a parlare di uno scialle completamente diverso.


Origine
Un'invenzione orientale e una parola persiana per definire un accessorio diffuso da sempre, ma che è diventato solo negli ultimi due secoli un simbolo di stile, di eleganza come di miseria.
In origine la parola chal o shal indicava un grossolano drappo di pelle o stoffa di lana posato sulle spalle e fermato sul davanti.

A Spanish Beauty
by John Bagnold Burgess
In realtà lo scialle come accessorio esiste da sempre fin dalla nascita della storia del costume, dopotutto non è altro che un pezzo di stoffa che si può drappeggiare intorno al capo o al busto.
Insomma, è dai tempi biblici che abbiamo a che fare con tutto ciò.
No, non si tratta di un'esagerazione: il velo che Maria la madre di Gesù indossa e con cui noi siamo abituati a riconoscerla, velo non necessariamente celeste, altro non era se non un grande scialle che nella cultura ebrea troviamo già nelle narrazioni molto antecedenti l'anno 1, per esempio nelle descrizioni della tribù di Abramo, delle donne incontrate da Mosè, ecc.
Quello stesso indumento arrivò nel Mediterraneo e mise radici nelle culture a noi più vicine, basti pensare a quella spagnola, greca ecc.
Le ballerine di flamenco, per esempio, oltre alle balze della gonna fanno roteare intorno a sé grossi scialli bianchi o neri decorati con fiori multicolori e frange lunghissime. Allo stesso modo le donne catalane, nella loro cultura folkloristica, hanno l'usanza di coprire il capo con un velo di merletto (si veda la Carmen di Bizet oppure Mercedes, la fidanzata di Edmond Dantes ne Il conte di Montecristo). Anche nella cultura tradizionale italiana si ritrovano spesso questi accessori negli abiti regionali.

Ritratto di
Madame Louis Joachim Gaudibert
by Claude Monet
Ma lo scialle di cui parleremo oggi, per quanto identico nella foggia e nel modo di essere indossato, era diverso da quello di cui sopra.
Lo scialle dell'epoca vittoriana, declinazione specifica, è l'accessorio chic, extralusso, arrivato in Inghilterra tra Settecento e Ottocento a causa dei primi contatti dei britannici con la cultura mediorientale dei Paesi come Siria, Afganistan, India, Pakistan, ecc.
Da lì importarono la realizzazione di questi drappi, la tessitura raffinatissima e le tecniche per impermeabilizzare il prodotto.

Si può dire che lo scialle, esistente da sempre, sia rinato nel Settecento ritornando alla vita in una nuova "veste" e una nuova identità come abbigliamento, acquisendo un nome signorile, scialle appunto, e degli sponsor, anche una certa importanza artistica e un costo. Insomma, rinasce conquistandosi il suo posto al sole.

La differenza tra velo e scialle, tra storia e presente storico (Medioevo e Ottocento, tanto per intenderci) è minimale, lo scialle, altri non è se non un velo posato sulle spalle anzichè sul capo, è una forma di vestiario molto semplice, non sono contemplate cuciture o fermagli, nastri o fissaggi, qualunque tipo di chiusa del genere denatura irreversibilmente lo scialle che perde il suo nome e il suo status.
Lo scialle ha infatti la caratteristica di non avere chiusure e la sua versatilità fa in modo che si adatti a tutte le forme, coprendo spalle e torace semplicemente sovrapponendo i due lembi, al massimo fermando il tutto con una spilla o spillone.


The shawl (lo scialle)
by Charles Sprague Pearce
La forma
Trascurando adesso tutta l'evoluzione storica dell'indumento, ci concentreremo sulla versione ottocentesca che spopolò in Inghilterra e successivamente in tutti i Paesi europei e americani.
Lo scialle ottocentesco potreva essere di tre fogge: rettangolare, quadrato o triangolare.

Il drappo rettangolare era diffuso ai tempi dell Reggenza, era molto lungo, pressappoco quanto l'altezza della persona, e si misurava con lo stesso metodo con cui oggi si scelgono gli sci sulle piste.
Se la lunghezza era quasi esagerata, l'altezza era in proporzione ridotta, sufficiente a coprire solamente le spalle.
Sebbene abbia avuto molto successo nel Novecento con un revival dello stile, nel XIX secolo non era comune, in quanto lo scialle serviva davvero per coprirsi e un indumento che non svolgeva appieno la sua funzione, come lo scialle rettangolare, era solo elemento di figura, quindi limitato a poche circostanze e ad una classe elitaria che non aveva bisogno di ripararsi con questo misero accessorio.

Come indossarlo
Illustrazione di uno
scialle del tempo della
Reggenza
La versione rettangolare lunga era la meno versatile, era indossata come una stola, cascante sulle braccia. I due estremi dovevano cadere morbidamente dalla curva del braccio, mentre il resto era portato blusante sulla schiena, ad altezza spalle, quindi abbastanza tirato, oppure ad altezza bacino se si preferiva una forma più morbida.
Era abbastanza scomoda perchè spesso ci si ritrovava a combattere con le due frange laterali che infastidivano durante la camminata o si sporcavano al suolo a seconda della lunghezza eccessiva, il tutto era reso ancor più difficile da gestire se la signora aveva in mano anche parasole e borsetta.


Lo scialle triangolare era uno dei due modelli prediletti. Era diffusissimo nelle classi alte, aristocrazia e alta borghesia, mentre più si scendeva nella catena alimentare e più si preferiva l'elemento quadrato.
Scialle in pizzo nero
La sua forma gli conferiva eleganza, ma anche utilità, ricopriva appieno la sua funzione si copertura e riparo, mantenendosi raffinato. Dimenticatevi immediatamente gli scialletti da nonnina di Cappuccetto Rosso di lana grossolana a pallini e colori pastello, lo scialle triangolare aveva dimensioni molto importanti e poteva allungarsi dalla metà della schiena, pressappoco dalla curva dorsale, fino alle ginocchia, avvolgendo completamente la figura.

Come indossarlo
Portare questa foggia è molto semplice. Se non c'è necessità di riparsi lo scialle va portato cascante all'indietro, appoggiato sugli avambracci, in modo che cada morbidamente fino a coprire la parte terminale della schiena.
Se invece ci si vuole avvolgere dentro, lo scialle va appoggiato sulle spalle e poi i due lembi fissati sul davanti con uno strumento esterno (ricordiamoci che non ci sono chiusure). Assolutamente da evitare fiocchetti e gasse antiestetiche che nessuna si sarebbe sognata di fare.


Will you go out with me, Fido?
by Alfred Steven
Esisteva poi una versione quadrata di grandi dimensioni che era adoperata come quella triangolare, anche se non necessariamente piegato sulla diagonale per riprenderne la forma (non doveva diventare necessariamente triangolare per essere portato).
Questa è la versione originaria importata dall'Oriente come quelle che ancora oggi si riconoscono in India o quelle indossate dalle donne della Bibbia.

Questo tipo di scialle molto ampio e coprente era particolarmente diffuso nella medio-bassa borghesia e in tutti gli strati a seguire della popolazione in quanto permetteva di coprirsi completamente, le signore rimanevano infatti infagottate lì dentro come in un bozzolo e avevano qualche speranza di ripararsi dal vento sferzante e dalla pioggia.
Divenne di gran moda in America, specialmente durante il periodo secessionista, tanto che ancora oggi è difficile trovarne di forme diverse tanto questa è radicata.

Come indossarlo
Lo scialle quadrato era molto versatile.
Lo si poteva piegare lungo la diagonale e poi come uno scialle triangolare, manentenendo però l'apertura di uno quadrato decisamente più ampia.
Scialle di tipo "algerino"
Forma: quadrata
Oppure lo si portava aperto in tutta la sua grandezza, appoggiato sugli avambracci, lasciando che il lembo che fungeva da "coda" scendesse liberamente fino ai polpacci: in questo modo si evidenziavano i disegni, a patto che fossero riportati uguali per tutti e quattro gli spigoli.
Infine, quando ci si voleva avvolgere, lo scialle era completamente aperto nella sua grandezza e posto sul capo o sulle spalle per avvolgere al meglio la persona; in questa foggia lo scialle assomigliava quasi ad un cappuccio.
Questa modalità non era usata quasi mai nelle classi alte perchè le signore avevano spesso dei cappellini che non permettevano di portare lo scialle sulla testa, in quanto avrebbe nascosto un accessorio decisamente più costoso.


Ho letto in giro una nota che riportava una presa in giro del tempo: più lo scialle era ampio e più la persona che lo indossava era povera.
Personalmente non mi sento di condividere questa definizione, in quanto molte signore nobili indossavano grandissimi drappi sulle spalle per mostrare la ricchezza che possedevano.


Materiale e fattura
Preziosi scialli in pizzo Chantilly
Chiaramente questa variabile dipendeva dal prezzo che ci si poteva permettere.
Se si poteva permetterselo, uno scialle poteva diventare un capolavoro, costosissimo, altrimenti rappresentava solo la maniera più ovvia per far fronte al freddo e all'acqua.

Per i ricchi e le classi alte, lo scialle era solamente un'apprendice del vestito delle signore, queste non lo indossavano per uscire, in quanto potevano permettersi mantelline e paltò decisamente più comode e coprenti, ma anche costose. Per loro lo scialle non era altro che un'accessorio da sfoggiare come lo strascico, la borsetta o il cappellino e come tale era realizzato in materiale prezioso con tessuti damascati, velluti e sete, bordature di pelliccia, broccati.
Anche i dettagli erano pregiati e costosi, pietre o rarità cucite nel tessuto, ricami a mano sulla superficie, frange e pendenti per abbellire il tutto, una trama raffinata ed elegante.
A parte quelli in pizzo che fungevano da abbellimento per gli abiti da sera, solitamente per smorzare una scollatura troppo profonda o le spalle scoperte di un vestito, lo scialle era un indumento informale, lo si portava per fare visita alle amiche durante i tea party del pomeriggio, ma non per le passeggiate e assolutamente non per cavalcare, dove era d'obbligo la casacca di stile militaresco.

Anche le classi basse compravano periodicamente la stoffa per realizzarsi degli scialli.
Lo scialle era pià economico della mantellina o del paltò e lo possedevano quasi tutte, anche se alcuni erano vecchi, sporchi e sdruciti, consumati fino a vederne la trama: uno scialle di buona fattura resisteva per decenni e non si buttava mai, le donne lo rammendavano e potevano a lungo.
I materiali prediletti erano quelli impermeabili e abbastanza spessi per riparare dal freddo autunnale e invernale, ricordiamoci che in Inghilterra il clima non è precisamente clemente e ci sono posti che non hanno niente da invidiare alla meyeriana Forks.
Angora Shawls
Scialli d'angora
Illustrazione vittoriana
La lana lavorata e infeltrita era un'ottima scelta, riparava dall'acqua e dal gelo; la si comprava a lunghezza e le signore realizzavano e ricamavano a casa i loro capi, in quanto spesso non potevano permettersi di andare dalla sarta, ma anche così i risultati erano spesso bellissimi, basti richiamare alla memoria un quadro di cui ho parlato diverso tempo fa: Returning from Covent Garden Market, che con i suoi colori caldi e il suo tripudio di vita non ha nulla da invidiare agli aristocratici e agiati salotti di un'altra fascia di popolazione. Nel quadro nessuna signora manca di indossare uno scialle, non diverso da quelli che ancora possiamo rinvenire nei cassetti delle nostre nonne.


Decorazioni e disegni
La parte decorativa di un indumento tanto ampio era fondamentale, basti pensare quanto ancora sia significativo il disegno a tematica ippica dei foulard di Hermés...
La decorazione di uno scialle si chiama motif.

Nella seconda metà del Seicento, quando lo scialle cominciò a diffondersi sempre più, la decorazione era spesso costituita da un'unica stampa o ricamo a tema naturalistico posta al centro dell'accessorio.
Illustrazione che rappresenta l'evoluzione
delle decorazioni sugli scialli
La figura era ispirata alle illustrazioni degli erbari (libri contenenti raffigurazioni di piante studiate in botanica) tanto cari agli inglesi, seguiti con cura da precisi acquarellisti che passavano la vita intera a ritrarre e catalogare specie di fiorellini di campo, verdure e altri esseri viventi con le foglie.
La piantina era raffigurata nella sua completezza con radici e foglie, bulbi, ecc.

Successivamente, sul finire del secolo, la tendenza cominciò a mutare e da un'unico disegno centrale si passò ad una quantità di fiori disseminata per tutta l'ampiezza della stoffa usata.

Intorno al 1750 le preferenze mutarono nuovamente e le forme dei fiori e delle piante iniziarono ad essere realizzare in modo sempre più stilizzato, ispirandosi alle pratiche decorative della penisola indiana (è il periodo dell'arrivo inglese in India, ma non ancora del colonialismo selvaggio).

Nell'Ottocento si diffuse l'idea di avere una forma principale disposta sullo sciall, riempita con una decorazione che, a seconda del periodo, poteva essere geometrica, naturalistica o stilizzata.
In questa fase dell'evoluzione decorativa del tessuto nasce il Paisley pine, ovvero quella figura che conosciamo benissimo a forma di goccia ricurva vagamente simile ai pendenti giapponesi in giada chiamati magatama.

Verso la metà dell'Ottocento il commercio di scialli, specialmente in kashmir, era un business non indifferente e ottenne una rapida valutazione e un'improvvisa svalutazione simile a quella della Bolla dei Tulipani.
In Inghilterra erano due le più rinomate manifatture: Edimburgo e Norwich, ma con il trascorrere del tempo, la realizzazione di sempre maggiori fabbriche e, di conseguenza, la svalutazione dei preziosi scialli, si cominciano a creare idee sempre più strambe per cercare di ridare valore a quell'oggetto, una delle quali fu quella di combinare assieme alcuni pezzi di scialli di fatture e motif diversi, magari senza nesso logico, in un effetto patchwork ante litteram (di dubbio gusto). Inutile dire che la cosa non durò molto.


Scialle in pizzo, epoca vittoriana
Link e approfondimenti
19th century shawls from the Daisy Deane Williamson Collection
Haapsalu Shawl Museum, Estonia
Brice Museum Collection - Kashmir Shawls
The Young Museum - Shawls

Pamela Clabburn, Shawls
Charyl Oberle, Folk Shawls
Chet Gadsby, Victorian Paisley Shawls


Bene, spero che l'approfondimento sia stato interessante.
Baci a tutti e a presto







Mauser

8 commenti:

  1. silvia: Meravigliosooo *.*
    Lo scialle "algerino" era davvero grande e interessante, come forme. Così voluminoso... mi è piaciuto davvero un sacco!:D

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  2. Che belli gli scialle!! a me piacciono da impazzire, tanto che a volte di inverno uso le sciarpe grandissime tenendole sulle spalle!
    ...bravissima come sempre nell'approfondimento!
    Alessia (sempre il solito problema sui commenti!)

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  3. @Silvia: Lo scialle algerino, ispirato alle coperte berbere e nordafricane, era molto bello e costituiro da una fattura a strisce colorata e dai colori caldi, piace molto anche a me ^_^

    @Alessia: spero che google sistemi presto i tuoi problemi con gli account, ultimamente se la prendono un po' troppo comoda... comunque questo accessorio piace molto anche a me, sebbene io sia votata anima e corpo ai cappelli, li adoro!

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  4. Davvero bello, piacevole, affascinante questo post, su un vero indumento, di capitale importanza per le donne. Peccato che oggi sia relegato a ruolo di stola elegante o di sciallino per gentili vecchiette!

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  5. Ha perso molto terreno con l'arrivo di coprispalle e ponchi, ma io lo ritengo ancora raffinatissimo, a parte quelli di lana grossa rosa o violetto con quella trama da "centrino della nonna" tipo questo
    http://4.bp.blogspot.com/_zFCAP98f8_k/TPn06UM9FwI/AAAAAAAAC9Y/Y1xOia-a3qc/s1600/scialle2.jpg

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  6. Bellissimo questo approfondimento sugli scialli. A me di Beethoven piacciono molto la sesta e la settima sinfonia, anche in versione sottoscrizioni per pianoforte di Liszt.
    Ludo.

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  7. ...forse mi attirerò l'ira di qualcuno ma... a me i coprispalla di oggi non piacciono molto... non riesco proprio a metterli...

    Bellissimo, nella sua "vetustità", lo scialle modello "centrino della nonna" che hai segnalato nel commento qui sopra!! LOL!!!

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  8. @Ludo: a me piace la Patetica e la Pastorale, fin da quando da bambina guardavo Fantasia. Credo che Beethoven sia stato davvero un grandissimo Poi apprezzo moltissimo i concerti per due pianoforte di Mozart: è stato amore, lo ammetto.

    @Sylvia: hai tutto il mio consenso, io ho impiegato anni per riuscire a comprendere come infilarseli, alcuni sono davvero progettati per stare solo su manichini senza braccia! E ti senti poi costretto come in una camicia di forza da tanto sono stretti: aiut!
    Probabilmente la mia allergia agli scialli da nonnina è determinata dal fatto che tutte le mie nonne e prozie lo portano o portavano e quindi io lo associo all'età avanzata. Poi Cappuccetto ha fatto il resto =)

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